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      Il mio padrone ha bisogno di misurare de' quattrini.» - Gnene danno e la gattina va via. I domestici vanno da Sua Maestà: - «Questo e questo verte. Gli è venuto la gattina per lo stajo per misurare i quattrini: gli ha da essere un signore davvero.» - Dice il Re: - «Come la ritorna, vo' dovete dirgli: Sua Maestà bramerebbe di conoscere il suo padrone, avrebbe molto piacere.» - Aveva la gattina una moneta di dieci paoli; va e la mette in fondo dello stajo; e gnene riporta. - «Grazie» - dice. I servitori vedon questa moneta: - «Gattina! gattina!» - dicono - «guarda, ci è questa moneta!» - «Eh» - dice - «prendetela per voi. Il mio padrone non ci ha neppure osservato!...» - «Senti, gattina; Sua Maestà ci ha detto, bramerebbe di fare amicizia col tuo padrone.» - «Sissignori, come loro comandano. Non pensino, glielo condurrò.» - Va alla cantina e dice: - «Oh! che domani si deve andare da il Re!» - dice - «intendi bene!» - «Da il Re, io? O tu non vedi, son tutto stracciato, tutto rifinito? Com'è possibile ch'io possa venire?» - «Tu non devi trasgredire quel ch'io ti dico; altrimenti, ti graffio» - la gli dice. - «Oh senti! Tu vedrai al palazzo tutti tappeti, tutte ricchezze. Alza i piedi, sennò tu caschi. Vai franco con meco, sennò tu passi per un poero.» - La batte la bacchettina fatata e lui vien vestito, non posso dire come, da andare da Sua Maestà: un abito bello. E vanno al palazzo. Subito corre parola che c'è questo. Sua Maestà va incontro a questo signore e lo fa passare nel suo quarto, nelle sue stanze.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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