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      Anzi tu devi aver questo.» - Gli mettono un vestito tutto stracciato e un bertuccio in capo. - «Senti: quando tu sortirai dell'uscio, tu sentirai il gallo che canta; non ti voltare. Ma quando tu senti fare: ihahn! ihahn! allora vòltati. Addio.» - «Addio!» - E la vien via. Quando l'è all'uscio, sente fare: - «Cucchericù!» - e lei non si volta, cheh! Quando sente fare: - «Ihahn! ihahn!» - si volta e gli vien la coda dell'asino in mezzo la fronte. Gli era brutta, mah! non gli era guardabile! gli era impossibile esser più brutta.[3] E vien via e viene a casa da su' madre e picchia. Sua madre la s'affaccia e vede questo spettacolo della figliola con un pezzo di coda, figuratevi! in mezzo della testa. Più che gnene strappava e gnene tagliava e più lunga che la veniva. Ah! tutt'arrabbiata, la teneva la bella proprio per servaccia, la mandava al mercato, al bucato, l'affaticava, la strapazzava, per vedere se gli moriva. Un giorno la va al mercato e compra de' lucci. In mentre che la li ammazza, un di quei lucci gli dice: - «Non mi ammazzare! Buttami nella vaschettina» - dice. Questa ragazza la prende il luccio come gli dice, va nell'orticino e lo butta nella vaschettina.[4] Tutti i giorni Sua Maestà vedendo questa gran bella ragazza, Sua Maestà tutti i giorni torna a far visita, a vedere la tela e tutto quello che c'era da vedere. - «Oh sentite» - la dice un giorno alla madrigna - «o che vogliate o che non vogliate, vostra figlia io la voglio per isposa.» - Questa donna la s'ebbe da accordare, gua'. Come fareste a dir di no ad un Re quand'egli vole?


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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