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      Lei torna addietro, la prende il suo luccino, entra in carrozza, e via. Ora lo tiene addosso, quando l'è a casa lo butta nella vasca. Dice Maestà: - «Briccona! maraviglia che la volse la carrozza tutta di ferro! Mi voleva ficcar la figliola! Se faceva una carrozza tutta di cristallo, si vedeva! Traditora, ora comprendo quanto era maligna.» - Arrivarono al suo posto di Sua Maestà. Figuratevi! - «Evviva gli sposi! evviva gli sposi!» - chi di qua, chi di là; feste da tutte le parti. La prese il suo luccino e lo buttò nella sua vasca e tutti i giorni l'andava a discorrer con lui. - «Vedi se fu bene che tu non m'ammazzassi?» - gli dice il luccino. - «Se non era io, tu eri morta chi sa da quanto!» - Eh di certo, gua'; perchè pare che questi gattini fossero per effetto del luccino. Il luccino poi, dopo degli anni, venne a morte; e lei, la gli fece una campana tutta di cristallo e contornata di pietre preziose e la teneva nel salotto bono. E così è finita. Stretta la foglia e larga la via, dite la vostra che ho detto la mia.
     
     
      NOTE
     
      [1] Pentamerone, Giorn. III, Trattenimento X: Le tre fate: - «Cecella, maletrattata da la matreja, è regalata da tre fate. Chella 'mmediosa nce manna la figlia che ne riceve scuorno. Pe' la quale cosa mannata la figliastra a guardare puorce, sse ne 'nnamora 'no gran signore; ma pe' malizia della matreja, l'è dato 'ncagno la figlia brutta, e lassa la figliastra dint'a 'na votte pe' la scaudare. Lo segnore scopre lo trademiento: nce mette la figlia. Vene la matreja, la sporpa co' l'acqua cauda e scopierto l'arrore, ss'accide.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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