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      » - «Spazzatura, sudiciume e porcherie, come siamo nojaltre, avrai.» - La portorono alla stanza dei vestiti. Gli dissero: - «Prendine uno a i' tuo piacere.» - Prese i' più bello che ci fosse nell'armadio. Glielo levorono e gli diedono i' vestito più brutto che ci avesse. La menorno alla stanza dei quattrini; gli dissero: - «Prendi quello che tu vòi.» - Si era empito il grembiale di danari. Glieli levorono e gli dierono tre o quattro soldacci che ci avevano. La menorno alla stanza delle gioie. Dissono: - «Prendi i' pajo d'orecchini di tuo piacere.» - Prese un pajo de' più belli. Gnene levorono e gnene dierono un pajo tutti rotti. Dice: - «Quando sarai su i' ponte, vòltati indietro: sentirai un asino ragliare.» - Si voltò e gli venne una bella coda in mezzo alla testa. Tornò a casa: la sua madre gnene tagliava: con più gnene tagliava e più lunga diventava.[3] Era brutta prima e con questa coda più brutta che mai. Un giorno (avevano un melo vicino a casa) passò i' Re e gli disse alla sua madre che era lì fòri: - «Ci sarebbe da avere un poche di mele?» - Disse la madre: - «Sì, subito:» - e chiamò la sua figlia Luisa e gli disse: - «Arriva un poche di mele a i' Re.» - Prende la scala per arrivà' alle mele: con più credeva di avvicinarsi e più il melo si alzava, non ci arrivava! faceva di tutto per arrivarle e più il melo si alzava. Il Re disse: - «Com'è possibile che non siate bona a arrivarmi un poche di mele? Non ci avete nessuno altri in casa che sian capaci più di voi?» - «Ci ho un'altra, ma non è bona a niente, perchè è una Cenerontolaccia, che sta sempre tra la cenere; non è bona a niente.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Luisa Cenerontolaccia