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      Il Mammmone allora vi domanderà: Che brami tu per colazione, pan nero e cipolla, o pan bianco e cacio? E voi rispondete: Pan nero e cipolla; e vi verrà dato pan bianco e cacio. Poi il Mammone v'inviterà a salire una stupenda scala di cristallo: badate bene di non la rompere. Giunta al piano di sopra, scegliete sempre la peggio roba di quella che vi vorranno regalare.» - La Caterina promesse al Vecchietto di obbedirgli; e, dopo ringraziato e salutatolo, si avviò verso le Fate. E, picchiato alla porta, fece secondo l'ammaestramento. Sicchè apertogli, richiese le Fate dello staccio. Dissero le Fate: - «Ora ve lo diamo. Entrate intanto un po' e aspettate.» - Ed ecco vede tanti gatti per la stanza, che lavoravano a tutto potere. - «Poveri micini!» - esclamò la Caterina: - «Con codeste zampine chi sa quanta pena soffrite! Date qua; farò io, farò io.» - E preso il lavoro di ognuno, in quattro e quattr'otto l'ebbe terminato. Poi in cucina rigovernò, spazzò, rimesse in ordine tutti gli arnesi. Fu chiamato il gatto Mammone e
      i gatti miagolando dicevano: - «A me ha cucito!» - «A me ha fatto la calza!» - «A me ha rigovernato!» - e così fino in fondo raccontavano tutti al Mammone l'ajuto della Caterina; e saltavano a balzicùli per la stanza dal gran piacere. Il gatto Mammone, sentito l'opera della Caterina, gli disse: - «Che vuoi da colazione, pan nero e cipolla, o pan bianco e cacio?» - «Oh! datemi pan nero e cipolla,» - rispose la Caterina, - «non sono avvezza a mangiare altro.» - Ma il gatto Mammone volle che mangiasse pan bianco e cacio.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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