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      - «Maestà si sogna:» - dicono i servitori - «chè non c'è nessuno. Lei sogna assolutamente.» - La mattina la racconta a suo padre questo fatto. - «Eh, l'avrà sognato!» - dice il Re. La seconda sera, all'istess'ora, il ladro apre la finestra per entrare in casa e andare da questa ragazza. E lei urla: - «A il ladro! a il ladro!» - Eccoti, corre i servitori e vede la finestra serrata. - «Ma, signorina, lei armeggia. Non vede che la finestra è serrata?» - Dice: - «No, che io ho veduto un omo.» - Ma, poerina, non gli credevano.[2] Eccoti la mattina gnene dicono a il Re e lui dice: - «Mettetegli insieme la sua damigella.» - La sua cameriera, dirò. Eccoti la sera all'istess'ora il briccone che apre. La cameriera gli dice: - «La non urli! zitto, signorina, zitto!» - Ma quando gli è quasi entrato in casa, cominciano a urlare: - «A il ladro! a il ladro!» - Lui sente due voci in vece d'una, va via e lascia la finestra aperta; non ha tempo, gua', di serrare. Sopraggiungono i servitori che vedono la finestra aperta, che dicono: - «Gli è vero, poerina, che ci è il ladro. Ha ragione, ha ragione, gli è vero.» - La mattina dicono a il Re questo. Dice: - «Murate subito la finestra.» - Eccoti murata subito la finestra! Il briccone, la sera, all'istess'ora, tasta e sente per tutto muro. Batte l'acciarino, accende e vede tutto murato. - «Briccona! me la pagherai!» - dice. Lascia passare un tempo e poi si veste tutto da gran signore e chiede d'andare a udienza. Questa udienza fu fatta passare subito da Sua Maestà. E lo interroga del più, del meno, se gli era scapolo: - «Ma Lei» - dice - «è giovinotto; oppure è ammogliato?


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Eccoti Sua Maestà