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      La giovane, che sente urlare, la crede che sia l'assassino, la va sotto il letto e si sviene. Vien su la vecchia e cerca per tutto: non c'è la ragazza; e il Re con lei. - «Oh!» - la urlava - «Lei che n'è stato causa!» - Guardano sotto il letto e la vedono svenuta. La tirano fori, la rianno: e lei apre gli occhi. La vede che non è l'assassino e lei gli ritorna il sangue in calma; perchè lei la paura non era altro che dell'assassino. Sua Maestà gli domanda: - «E perchè vi viene di queste mancanze?» - «La mia disgrazia» - la dice. Vede Maestà questa gran bella ragazza, questa bella donna, se ne innamora. E tutti i giorni andava in questa casa per far visita. Dunque, facendo il discorso corto, la chiede in isposa[3]. I vecchi dice: - «Maestà, nojaltri siamo poera gente....» - «A me non importa. Io voglio la ragazza, non voglio i denari.» - Lei risponde: - «Io son contenta, ma voglio una grazia da voi.» - La ragazza dice così. - «E quale?» - dice il Re. - «Io non voglio veder òmini, levato che voi e mio padre, di nessuna sorta.» - «Come questo è,» - dice Maestà - «io sono contento. Io vi concedo la grazia.» - Da sè dice: - «L'è tanto bella! a me non mi par vero, che non voglia veder òmini!» - Eccoti, concludon le nozze, senza invito, senza nulla: la giovane non voleva veder òmini: fu quasi uno sposalizio occulto. Lascio dire i sudditi! che si sente lo sposalizio e la Regina non si vede da nessuna parte. Chi: - «Ha sposato un cane.» - Chi: - «Ha sposato una scimmia.» - Chi una cosa, chi un'altra.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Maestà Maestà Maestà Regina