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      Avvenne un giorno, che essendo Pipino a caccia, si condusse solo alla casa di Lamberto: ove, veduta Berta, s'invaghì di lei, e con essa si congiunse sopra ad un suo carro. Nel qual congiungimento fu generato Carlo, così detto dal medesimo carro. In tale occasione Berta scoperse a Pipino il tradimento dei Maganzesi, narrandogli tutto il seguito. Per lo che Pipino fece abbruciare Elisetta ed una mano di Maganzesi e rimesse nel trono Berta. Da questa favolosa istoria nacque il proverbio: Non è più il tempo che Berta filava, ossia, non è più il tempo che Berta stava nelle selve filando e ricamando, per dire che le cose son mutate di bene in male.»
     
      [2] Un villano aveva seco una capra, de' cavoli e un lupo. Giunse ad una fiumana, che si passava in zattera. Nella zattera entrava soltanto il villano ed una delle tre cose per volta. Come fare? Se lasciava capra e lupo insieme, addio capra! se capra e cavoli, addio cavoli! se portava all'altra riva la capra sola, durante il terzo viaggio si sarebbe rinnovato uno de' due pericoli. Come salvar capra e cavoli? Traghettò prima la capra; quindi tornò a prendere i cavoli. Sbarcati questi, riprese seco la capra, che lasciò sola mentre traghettava il lupo, e che poi venne a riprendere.
     
      [3] Nota la somiglianza col mito di Giuseppe ebreo. Confronta con la Novella quinta della Deca seconda74 degli Ecatommiti di Giambattista Giraldi. - «Cicilia ama Rinieri e diviene celatamente sua moglie: s'ingravida di lui. Il padre la dà nelle mani ad uno, che l'uccida; il quale le dona la vita.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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