Pagina (293/708)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ella in quella angoscia è liberata dalle mani del traditore da un cortese cavaliere. Il servo dice al signore, che ella da un suo drudo gli è stata tolta. Il marito sel crede e perciò brama di gastigar la moglie. Si conosce finalmente il servo malvagio e la donna fedele e il fraudolento ha la pena della sua malvagità.» - ] Luigi Groto, il Cieco d'Adria, nella favola pastorale Il pentimento amoroso, fa che Ergasto pastore commetta a Melibeo capraio, suo servo, di ammazzar la Filovevia, Ninfa di lui tenerissima, per riguardo della quale niun'altra vuol impacciarsi seco.
     
      Oltre a ciò son sì stanco e son sì sazioDe la importunità, de la seccaggine
      Di questa Ninfa (che, già tanto spazio,
      Qual volta mi ritrova, supplicandomiE sospirando e piangendo mi sèguita,
      Mi prega, m'importuna e mi sollecita),
      Che più non posso patirla; e non dubitoChe tolta via costei mille non m'amino.
      Onde ho conchiuso al tutto di levarmelaDinanzi agli occhi. Io farò, che ti seguiti
      Ella, ove tu vorrai. Tu, allor conducilaIn mezzo ai boschi più selvaggi et asperi,
      Tra faggi antichi e querce solitarie,
      Dove raggi di sol giammai non entrano.
      Falle por giù l'arco e gli strali e prendilaQuivi dapoi senza pietade e uccidila;
      Ch'io di mia man non la potrei uccidere,
      Che so pur quanto ella m'ha amato e amami.
      Mora. E mora con lei la mia durissimaSorte, di non trovar Ninfe che m'amino.
      Mora. E mora con lei l'amor suo, che odio,
      Ch'è sol cagion di tutto 'l mio discomodo,
      Che a fin può sol con la sua vita giungere.
      Melibeo.
      Ah non fia meglio ferirla in tal essere,


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Luigi Groto Cieco Adria Ergasto Melibeo Filovevia Ninfa Ninfa Ninfe