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      Che donne?
      Magagna. Vuoi la palla mo'? Acconciati e zitta.
      Ersilia. Se pensi offendermi l'onor mio, morrò più presto.
      Magagna. Non voglio cotesto.
      Ersilia. Ma che vuoi?
      Magagna. Entrare....
      Ersilia. Dove?
      Magagna. Al cuore.
      Ersilia. Di chi?
      Magagna. Sei stata mai uccisa tu?
      Ersilia. Io no.
      Magagna. Hai parlato con nessun altro, che fosse stato ucciso?
      Ersilia. Nè anco: perchè?
      Magagna. Acciò ti fossi informata della strada, per la quale si cammina alla morte.
      Ersilia. Ahimè, mi avvedo che mi vuoi far morire.
      Magagna. Penso di sì.
      Ersilia. E perchè, Magagna mia, e perchè tanta crudeltà?
      Magagna. Non ti bisogna più mio, nè crudeltà; raccomandati l'anima e finiamola.
      Ersilia. Io morire? Io morire per le mani tue, Magagna? E perchè? che t'ho fatto io? qual cagion ti move? qual ragion hai?
      Magagna. Risolviti presto; e dimmi come vuoi che ti uccida; sotto, da mezzo, o di sopra.
      Ersilia. Se non burli, Magagna, come è tuo costume, dimmi il vero, che cosa ti spinge a volermi uccidere? Io so, che non ti offesi mai, anzi ti ho giovato sempre. Da te, come da te, non hai cagione di farlo. La signora, se bene è matrigna, e non madre, non sarà. Camillo mio nè anco.
      Magagna. A che fine lo vuoi sapere, se a te non serve più di sapere le cose di questo mondo, avendo da passare all'altro? Acconciati su, cala la testa, e a perdonare!
      Ersilia. Deh! ferma di grazia, fermati per cortesia, Magagna.
      Magagna. Son sordo.
      Ersilia. Una parola.
      Magagna. Non sento.
      Ersilia. Sei Turco? sei Barbaro?
      Magagna. Turco e Barbaro. Levati, che ti dò.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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