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      Ahi che è vero, che nessuna matrigna fu buona!
      Magagna. Orsù, non più parole; fermati che io alzo.
      Ersilia. Aspetta un poco per pietà, in fin che dica due altre parole.
      Magagna. Ma siano brevi; e presto, chè io intanto passeggio.
      Ersilia. In che orrendo spettacolo ti vedi, o Ersilia infelicissima! Oh cara mia madre, s'ora mi vedessi! Ed o Alessandro, mio carissimo padre, dove sei? che riaccasandosi con Cornelia, morendo poi mi lasciasti piccola, raccomandata tanto a questa crudele Medea! Vedi, vedi, che ora mi fa condurre al macello, e in man di chi? in man d'un vilissimo servo. Deh! spietata la mia sorte, poichè volesti che io morissi di mala morte, dovevi far almeno che io morissi o per man del mio Camillo, o d'altri della qualità mia. Giorno infelice, che io nacqui! perchè non mi affogai nella culla? poichè per amor io moro. Nè perchè mora mi doglio, ma perchè, ferendosi questo petto, s'offenderà la bell'immagine del mio bellissimo Cammillo, che vivamente vi sta impressa. Perdonami, Cammillo, se per me pati questa offesa; e ti prego a ricordarti, che quanto maggiormente si puote amarti, t'ho amato io77.
      Magagna. Troppo sei lunga; non accade più aspettare. Io mi risolvo in ogni modo di darti.
      Ersilia. Deh, Magagna, che crudeltà è questa? Che ti ho fatto io? ricordati pure, che tu eri servo di mia madre; pensa all'affezion grande che ti portava mio padre. Considera che tu m'hai cresciuta sopra coteste braccia, e ora sarai micidiale quasi di te stesso? quasi del tuo sangue?
      Magagna.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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