Pagina (309/708)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      » -
      - «Checchino, che poco t'ama.» -
      - «M'amerà, m'amerà,
      Quando bella mi vedrà.» -
     
      E gli riportò la libbra d'i' lino, bell'e sigillato in un rinvoltino, filato, com'avrebbe potuto fare una signora, perchè questa era una principessa, confinata in quella vasca perchè era fatata. Questo era burlato dai fratelli, che gli dicevan sempre: - «Eh, sposerai una rana, un pesce![4]» - E questo era sempre malinconico, di cattivo umore. Allora, quando gli ebbon riportato questa libbra di lino, i' padre volle provare, non persuaso ancora, perchè non voleva che ci fosse gelosia fra loro. Assegnò a ciascuno un piano della casa e disse, che chi avrebbe montato i' suo appartamento, spazio di quindici giorni, con miglior gusto, sarebbe stata la prima sposa a entrare in casa. Quello della rana, andiede alla vasca.
     
      - «Rana, Rana!» -
      - «Chi è, che mi chiama?» -
      - «Checchino, che poco t'ama.» -
      - «M'amerà, m'amerà,
      Quando bella mi vedrà.» -
     
      E sortiva i' solito pesce. Checchino gli diede a portare i' suo biglietto alla sposa, che in capo a quindici giorni i' quartiere doveva essere tutto mobiliato, doveva portare in casa letti, tende, poltrone, tutto. Dopo, quando andiedono a vedere i quartieri, quello della bottegaja era ammobiliato che non c'era male; quello della macellaja era persino sporco di sangue; e quello della rana era i' meglio quartiere di tutti, c'eran persin le tende di seta. Allora i' padre fissò, che i' piccino fussi quello, che fosse i' primo a essere sposo. La mattina fissorno le carrozze per andare a prendere la sposa, e gli altri fratelli ridevano, perchè dicevano: - «Andiamo a prendere un pesce!


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Rana