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      » - «Eh!» - dice il padre - «voi sarete cattive, però....» - Un giorno torna a desinare. La gli dice lei: - «Assolutamente, o fori le bambine, o vado fori io. Io non ce le voglio.» - «Ma come!» - dice. - «Io devo mandar via le bambine? Dove voi tu, che io porti le mie bambine?» - «Ah tant'è! Io voglio così[3].» - Dunque, un giorno, il padre gli dice: - «Oh bambine, oggi, quando si sarà mangiato, s'ha andare a fare una passeggiata.» - La maggiorina la si veste; e, nella tasca, gli viene una idea, la si mette tutta crusca. La fa un bucolino alla tasca e ci mette la crusca. La perdeva; a camminare andava via. Eccoti, la moglie, la gli dice, a quest'omo: - «Portatele fori; quando siete fori, a un posto, gli
      avete a dire d'andare ad orinare e lasciarle.» - Così quest'omo, il giorno, va via con le sue bambine, tutto dolente, pover'omo, con un dispiacere da non credersi. Cammina, cammina, cammina e gli fa fare... chi sa le miglia? Non si sa, di molte. E poi gli dice, che aveva voglia di orinare[4]: - «Aspettatemi qui» - gli dice; e va via. Lui va a casa; e le bambine aspetta aspetta, si mettono a piangere; non avevan più il suo babbo e non sapevan dove le avevan da venire. Quella maggiorina dice alla sorella: - «Stai zitta! Guarda, guarda si anderà dietro alla crusca, ch'io ho presa; così si troverà la strada.» - Eccoti, dietro dietro alla crusca; e arrivano all'uscio di casa e picchiano. Picchiano. Picchiano, s'affaccia la maestra: - «Ah!» - dice, - «son le bambine! Ah quanto tu sei scellerato!


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708