Pagina (338/708)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      La povera Caterina, bianca come un panno lavato, andò a nascondersi in camera sua, perchè non la vedesse la cagna in quello stato, e vi stiede tutt'e due i giorni, sempre al buio; perchè la cagna andava a portargli da mangiare. Tornò Centomogli e trovò la Caterina sempre in camera, che non ebbe coraggio di dirgli una parola. Ma lui, senza aver bisogno del mazzolino, sapeva quello che aveva fatto la Caterina. E non bastò che la piangesse, che la si buttasse in ginocchioni; perchè lui la prese, la menò nella stanza della chiave d'oro e l'attaccò come quell'altre a un chiodo, e gli disse: - «Anche te hai fatto come l'altre; dunque hai da avere un gastigo compagno.» - Poi, come se nulla fosse, richiuse l'uscio. Il giorno dopo andò dal padre di Caterina e gli disse che la su' figliola voleva la sorella mezzana in compagnia, e che gliela mandasse per qualche giorno. Il fornaio acconsentì e mandò la figliola, senza metter tempo in mezzo. Centomogli, quando fu per la strada, gli raccontò il fatto della sorella e gli disse che, se voleva diventar lei sua sposa, l'avrebbe provata a quel modo; e, se avesse ubbidito, l'avrebbe menata a quella bella villa e gli avrebbe voluto bene. Quella povera ragazza gli promesse Roma e Toma; ed il giorno dopo che
      fu arrivato al castello, Centomogli partì. Stette fuori due mesi e quando tornò, per farla corta, messe anche la sorella della Caterina appiccicata al muro coll'altre donne. E il giorno dopo, eccotelo daccapo dal fornaio a chiedergli quell'altra figliola per compagnia di quell'altre.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Caterina Centomogli Caterina Caterina Caterina Roma Toma Centomogli Caterina