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      La Principessa divenne una bella colomba e fuggì; e la brutta si mise gli abiti della Principessa. Arrivò il Principe con tutto il corteggio; e quando la vidde, non si persuase da tanto bella trovarla tanto brutta. Tutti i ministri si guardarono e sorrisero: non potendo persuadersi che le descrizioni date dal Principe di tanta bellezza fossero in un momento cambiate, ne domandarono le ragioni alla Principessa. E lei gli disse che, stando sull'albero al sole, l'aveva tinta e cambiata. Giunti al palazzo, il giorno dopo fu imbandito un magnifico pranzo. Giunti all'arrosto, invano l'aspettavano. Quando venne su il coco e disse che l'arrosto s'era bruciato. Disse che si era affacciata alla finestra una colomba, che aveva detto: - «Bondì, sor coco.» - Lui gli aveva risposto: - «Bondì, sora colomba.» - E lei rispose: - «Che l'arrosto vi possa bruciare, e Serafina non lo possa mangiare.» - Dice il coco al Principe: - «Per tre volte ho rimesso l'arrosto, ma è sempre bruciato.» - Il Principe disse:
      - «Prendete questa colomba e portatela qui.» - La sposa non voleva. Però il coco, ascoltando la voce del Principe, scese; e riuscì a prender la colomba e portarla su in tavola. Subito andò nel piatto della principessa e gnene rovesciò sull'abito. Indignata sgridò e voleva scacciare la povera colomba; il Principe però la prese e l'accarezzò; e sentì che sulla testa aveva un piccolo gonfio. Nel toccarlo questo gonfino, si accorse che era uno spillo; si sfilò e questa colomba ritornò la bella signora delle tre melarance, che era sua sposa.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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