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      La brutta fu bruciata in piazza con una camicia di pece[5]; e la bella fu felice e stette col Principe.
     
      Se ne vissero e se ne godettero;
      A me nulla mi dettero.
      Mi dettero un confettino:
      Lo messi in un bucolino:
      Vai a vedere se c'è sempre.
     
     
      NOTE
     
      [1] Alla mancanza di brio, ad un non so che di pesante nel dettato, il lettore si accorge subito, che questa novella è stata raccolta dalla bocca di persona, che aveva la sventura di non essere analfabeta. Tale e quale, salvo il principio, Le tre cetre, trattenimento IX della V giornata del Pentamerone. - «Cenzullo non vole mogliere; ma, tagliatose 'no dito sopra 'na recotta, la desidera de petena 'janca e rossa comme a chella, che ha fatto de recotta e sango. E pe' chesto cammina pellegrino pe' 'o munno, e a l'Isola de le tre Fate have tre cetra. Da lo taglio d'una de le quale acquista 'na bella Fata conforme a lu core sujo; la quale accisa da 'na schiava, piglia la negra 'ncagno de la 'janca. Ma, scoperto lo trademiento, la schiava è fatta morire, e la Fata tornata viva deventa Regina.» - L'episodio della persona reale incapace di riso, della fontana d'olio, eccetera, si ritrova poi nell'introduzione del Pentamerone. Cf. De Gubernatis. Novelline di Santo Stefano di Calcinaja IV. Le tre mele; ed anche X. I tre aranci. Gonzenbach (Op. cit.) XIII. Die Schöne mit den sieben Schleiern. - A. Wesselofsky. Le tradizioni popolari nei poemi d'Antonio Pucci (pag. 11). Pitrè (Op. cit.) XIII. Bianca-comu-nivi, rossa-comu-focu (Palermo). Pitrè (Otto fiabe e novelle pop. sic.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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