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      Lui aveva da lontano visto il combattimento e sentiti i discorsi fra la Principessa ed il giovane; e mulinò fra sè un chiupparello: - «Profittiamo,» - disse, - «di questo bue, che ha lasciato nel giardino le teste del Mago e sciupa il tempo a vestirsi in ghingheri.» - Subito si cala nel giardino da una finestra; raccatta le sette teste mozzate; le nasconde in un sacco; e, preso un coltellaccio, che prima tuffò nel sangue, in mano, corre via a furia dal Re, e dice con un'aria di birbone: - «Maestà, ecco dinanzi a voi l'ammazzatore del Mago. Queste sono le teste, che con questo coltello gli ho staccate dal corpo. Mantenetemi dunque la parola e datemi la vostra figliola in isposa.» - Il Re si sturbò a vedere quel pezzente e alle parole, che proferì; e non sapeva capacitarsi come fosse ita la faccenda. Credette, che il giovane ardito l'avesse divorato il Mago; e che il ciabattino, profittando del contrattempo, avesse assaltato e finito il Mostro. Ad ogni modo la parola reale era data. Epperò il Re disse: - «Se così è, e pare a' segni, la mia figliola è tua. Pigliatela.» - In quel mentre, eccoti la Principessa nella sala; e, sentendo il trattato, cominciò a protestare, che il ciabattino era un bugiardo e che lui non aveva per nulla ammazzato il Mago. E qui nacque un battibecco; e il ciabattino metteva innanzi le teste a provare che diceva la verità. Sicchè il Re, per forza del giuro suo e dei segni, decretò che la sua figliola si chetasse e la volse fidanzata al ciabattino. E subito diede ordine, che s'annunziasse al popolo l'avvenimento e si apparecchiassero tre giorni di corte bandita con tre grandi conviti ogni settimana; e all'ultimo di questi si sarebbero celebrate le nozze.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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