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      Sicchè, venuta la notte, vedde una grotta e ci entrò. La grotta era piena di statue di marmo bianco in varî atteggiamenti; ma il giovane non ci badò troppo, molle e stanco com'era. Ravviate delle legna secche, coll'acciarino lui accese un pò di foco per rasciugarsi e còcere gli uccelli morti, avendo fame; e, intanto, pensava alla moglie; e si pentiva di non avergli dato retta. Di lì a poco, eccoti nella grotta una vecchierella, che sbatteva i denti, come intrizzita dal freddo, e tutta fradicia dal capo a' piedi. E, fattasi vicina al giovane, lo pregò, che la lasciasse riscaldare. E lui: - «Venite pure, mi terrete compagnia.» - La vecchierella si sedette, e offerse al giovane sale per gli uccelli arrostiti, pane pel cane e sugna per ugnere le armi. E il giovane, di nulla sospettando, accettò. Ma a mala pena ebbe mangiato lui gli uccelli, il cane il pane e l'armi furono unte, tutti diventarono statue di marmo. In sulla sera, la Principessa, non vedendo tornare il marito, lo credette morto; e il Re, addolorato, diede ordine, che la città si vestisse a bruno. Infrattanto, nella casa paterna del giovane primogenito, che era partito, guardavano tutti i giorni la boccetta dell'acqua, che lui aveva lasciata: un giorno a un tratto, ecco! l'acqua s'intorba. Allora il secondogenito dice: - «Il fratello maggiore o è morto, o gli è intravvenuta qualche disgrazia. Vo' andare a cercarne. Tenete: anch'io vi dò questa boccetta d'acqua chiara; se s'intorba, sapete quel, che vi tocca a fare. Addio.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Principessa