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      Il giovane non lasciò la vecchierella; ma, minacciandola sempre coll'arme, la obbligò a fare lei l'operazione: sicchè in poco d'ora tutte quelle statue erano rimenate a vivere e la grotta ne fu piena. I fratelli subito si riconobbero e s'abbracciarono: tutte le altre persone pure non trovavano parole, per ringraziare degnamente chi l'aveva salvate. Nel trambustìo intanto la vecchia cercava svignarsela; ma, essendosene accorti, gli furono sopra e la squartarono e così ruppero l'incanto della selva. Di più, il
      primogenito gli prese il vasetto dell'unguento, che rendeva la vita agl'incantati e a' morti. Cammin facendo per ritornare in città, i fratelli si raccontavano le avventure patite; ma il primogenito, nel sentire, che gli altri due erano stati a letto colla Principessa, preso da furore geloso, sfoderata la scimitarra, ammazzò i suoi fratelli. Non appena però commesso quel delitto, che un gran rimorso gli nacque in core; e si buttò su' corpi de' morti, e diede in disperazioni e voleva tagliarsi in tutti i modi la gola. Ma gli altri lo impedirono. Tutto a un tratto, si ricordò lui dell'unguento193 preso alla vecchia strega; e, pensando, che era bono a far rinvivire i fratelli, ne fece la prova, ugnendo le loro ferite; e, miracolo! que' due si alzarono in piedi rinsanichiti e vispoli. Pieno di allegria, il primogenito chiese e ottenne perdono dai suoi fratelli; e poi con loro e la frotta dei compagni si recarono dal Re. Furono ricevuti con grande contentezza; si ordinarono canti e feste per la città; e si dette nelle campane, che pareva il nabisso.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Principessa