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      » - «Oh non mi rompa i' capo! Gli dico, se gli ha visto passare un omo con una donna e due muli carichi? La mi dice: ora gli è per entrare la messa!» - «Ora gli scende all'altare per segnarsi e cominciar la messa.» - «Io ho detto: se ha visto passare un omo con una donna e due muli carichi?» - «Gli è a i' confiteor, gli è!» - «Andate a farvi benedire!»[6] - La gli volta i' sédere e la scappa via. Corre, corre a spron battuto, da disperata: cammina! cammina! Diceva: - «Oh! m'ha sbudellata anche bene.» - Si volta Bella-Gioja la ragazza e vede la fata, che era dreto: - «Oh Bella-Gioja!» - «Che cosa c'è?» - «C'è vostra madre dietro, sapete?» - «Lasciamola essere; tiriamo via, tiriamo.» Il fatto gli è, che batte la bacchettina fatata e fa venir su un bosco fitto. - «Eh birbone! m'hai tradito anche bene.» - Con quelle mani, che l'aveva, fa sì tanto, che; a un pò per volta, la sbrana i' bosco e la trapassa. Sempre Bella-Gioja corre con la testa voltata addietro, per vedere se la vedeva la fata. - «Bella-Gioja!» - «Cosa c'è?» - «Vostra madre, a i' solito.» - «Lasciala, lasciala venire! Qualche volta si fermerà.» - Batte la bacchettina fatata, fa venire una montagna crepidosa con tutto un porcume da poter sgrusciolare, da non poterla salire. - «Ah birbone! me l'ha fatta!» - Si provava e brrr! giù e sdrucciolava. Sdrucciola parecchie volte, venne sì tanto a fare, che la montagna la trapassò anche quella. Cammina, cammina, cammina, Bella-Gioja si volta addietro a vedere la fata: - «Oh Bella-Gioja, ci è vostra madre.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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