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      » - «E che vole, signor padre! Ci vol pazienza.» - Dice: - «Dimani andrò a mercanteggiare con quello d'oro. Vedremo, eh, figlia?» - «Eh, signor padre, vedremo! Speriamo bene!» - la fa, la bona figlia. La mattina va dalle figlie, quelle che son cattive, dice: - «Figlie, vado a mercanteggiare col secondo bastimento, d'oro. Vedremo se continuerete a sfogliarmi la casa.» - «Vada, vada, signor padre! vada, vada!» - Di mattina, lui va via alla riva del mare. Pronto era il bastimento d'oro; e lui va via per andare a mercanteggiare. Prende un'altra strada differente e non prende quella, che gli assaltarono a il primo bastimento; ne prende un'altra. Di novo due vascelli di Levantini, che assaltano il bastimento, e ha dicatti di salvar la vita il povero mercante e perde anco quello. Torna addietro, piangendo e sospirando della perdita di due bastimenti, di quello d'argento e di quello d'oro. - «Se io perdo l'ultimo bastimento, non sarò più innominato il gran ricco mercante; sarò innominato un poero mendico, che anderò a mendicare un pezzo di pane per sostentare le mie figlie.» - Il poero mercante, piangendo e sospirando, si conduce a casa; e vede la casa, che quelle due figlie gnene avevano mandata a buon porto di spogliargnene. Povero mercante, che va nella stanza della figlia bona a raccontarli la sua disgrazia, che lui aveva avuta! - «Eh figlia mia!» - «Che vole, signor padre? ci vol pazienza!» - «E le vostre sorelle impertinenti, che mi disturpano tutto, ogni cosa nel mio casamento!


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Levantini