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      Eh cara figlia, smentite di chiamare il signor padre un gran ricco negoziante; smettetelo e smentitelo. Mi potete chiamare un gran poero mendico, s'io vo a perdere l'ultimo bastimento. Se piace a dio, figlia, domani tornerò col terzo bastimento a mercanteggiare. Se poi perdo anco questo!...» - La mattina si alza e va per andare a fare i suoi interessi con l'ultimo bastimento. Prende altre vie, per non prendere quelle medesime, in dove era stato assaltato. Un altro bastimento di Levantini, per Bacco! comincia ad assaltare il ricco negoziante, che ebbe campo di salvar la vita e di perder anche l'ultimo bastimento. Vien via il gran mercante dispiacente. Piangendo e sospirando, si condusse al suo palazzo. Le figlie, che ti veggono tornare piangendo e sospirando il padre a casa: - «Bada veh! è che ha perso l'ultimo bastimento. Oh! signor padre, felice giorno.» - «Eh così avete da dire: Felice giorno, signor padre? Vedete ignoranti delle mie figlie? Ho avuto la disgrazia di perdere tutti e tre i miei bastimenti; e vojaltre mi avete spogliato tutto il mio quartiere, che non c'è niente più di bene!» - Avevano asserbato un pajolo e un piccolo lume da poter veder lume la sera; non avevano serbato altro. Piangendo e sospirando, va in camera della figlia bona a rammaricarsi: - «Eh che vole, signor padre? e' ci vol pazienza.» - Non aveva altro in bocca che: - «Ci vol pazienza.» - «Fintanto che ci sarà da potersi sdigiunare, vi sdigiunerò; sennò mi toccherà di andare a fare come tutti gli altri, di andare a chiedere un tozzo di pane per potervi sostentare a vojaltre.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Levantini Bacco Felice