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      Questi ultimi tre giorni si dovevano combattere insieme con i demonī[6]. - «Eh carissima sposa, mi vedete, che io sono un serpente?» - «Si, che io vi vedo, che siete un serpente
      ,» - la gli fa questa figlia del mercante. - «Stasera, alle ore dodici, sentirete un grandissimo scatenģo, che sono i demonī che vengono a combattere insieme con nojaltri. Vedi qui: č un anno preciso, che il mio maggiordomo non mi ha mai abbandonato di star con meco sottoterra; e, fra te e lui, sarete quelli, che mi libererete da' demonī e dall'incantesimo.» - Nell'essendo lģ sottoterra, la figlia del gran ricco mercante dice: - «Caro Maggiordomo, dimmi un po', che ora sono?» - Tira fori la sua ripetizione e dice: - «Regina» - gli fa: - «Regina, sono vicine alle dodici.» - Lei alza gli occhi al cielo e una mano: - «Domanda, Signora» - si sente dire. - «Una spada e una bottiglia di licore.» - Apparisce la spada e la bottiglia di licore. Le venivano dal cielo. Prende la bottiglia e la gli tronca il collo, lei: mezza la beve lei e mezza la la dą al maggiordomo del Re. Bevuto cotesto licore e tutto, lei si cinge la spada alla mano. - «Maggiordomo, forza e coraggio, per liberare il tuo padrone!» - Scocca le dodici e trrrr! si sente uno scatenģo immenso di demonī che venivano per combattere218 insieme con il serpente. Batti, batti, batti; tra lei e il maggiordomo e i demonī, si battono bene bene bene. Scocca il mattutino, spariscono i demonī; e si vede il serpente dalla pianta dei piedi sin qui diventato carne, rimasto ferito un poco in una coscia.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Maggiordomo