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      Se ci fosse qualcuno, che ne sentissi e ne parlassi, di pietra e marmo addiventassi.» - Ti vede il Re il maggiordomo, che, dalla punta de' piedi insino qui, rimane di marmo. Dà un lancio dalla sua sieda e gli va lì da il suo maggiordomo: - «Maggiordomo, per pietà, non discorrere più, stai fermo!» - «Maestà, condannato a morte Lei mi ha; dunque io rimarrò per belluria nel mezzo del gran salone d'udienza. Di qui non mi posso più smovere; è meglio, che io seguiti a parlare. Risponde quell'altro degl'incappati: Ebbene, e quando il suo signor padre vedrà che lui è libero da il veleno della mela, gli farà avvelenare il pasticcio, che lui deve avere avanti nel pranzo. Ma se il suo maggiordomo gli si mettesse al suo fianco; quando il suo Re è per prendere il pasticcio per metterselo alla sua bocca, gnene strappasse, lo buttasse via e gli mettesse il suo avanti; il Re sarebbe libero anche da il veleno del pasticcio. Ma se ci fosse qualcuno, che ne sentissi e ne parlassi, di pietra e marmo diventassi.» - E diventa insino alla vita e qui di pietra e marmo: - «Per pietà, Maggiordomo, non parlà' più!» - «Che vole? di qui non posso sortire, non mi posso smovere; è meglio, che io finisca di ragionare. Risponde il quarto degl'incappati: Quando il suo signor padre vedrà, che lui è libero anche da il veleno del pasticcio, nella nottata, a ore dodici, gli farà apparire nella sua camera un gran leone, per divorare il suo figlio. Ma, se il suo maggiordomo, che gli ha voluto tanto e tanto bene, chiedesse in grazia al suo Re di pernottare questa notte in camera sua con la spada medesima, che l'ha liberato da' demoni, lo potrebbe liberare anche dalla morte del leone.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Maggiordomo