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      E se ci fosse qualcuno, che ne sentissi e ne parlassi, di pietra e marmo diventassi. - Felicissima notte! - Felicissima notte! - Felicissima notte! - e - Felicissima notte!» - E diventa tutto di pietra e di marmo, il Maggiordomo. Eh! dispiacente e disperato Sua Maestà, quando sente, che il suo Maggiordomo è diventato tutto di pietra e di marmo! Va in camera della sposa: - «Eh! carissima sposa, un gran rincrescimento ho avuto! Il mio maggiordomo è divenuto tutto di pietra e di marmo!» - Eh! dispiacente ancora lei. Il Re chiede grazia alla sposa di partire dalla sua Reggia. - «Addio! Addio!» - «Addio! Addio!» - e se ne va via. Cammina cammina e arriva alla locanda, in dove era stato, che il suo maggiordomo aveva visti questi incappati. Il locandiere vide, che gli era il figlio del Re. Dice: - «Niente preparativi! la stanza, che pernottò il mio maggiordomo. Come stava lui, è come m'avete a fare a stare anche a me: con tavola, tappeto, candeliere e la candela e una sieda per riposare.» - Quand'è l'ore dodici, si vede in codesta stanza apparire questi quattro incappati, e si danno la bona sera l'un coll'altro. - «Felicissima sera!» - «Felicissima sera!» - «Felicissima sera!» - e - «Felicissima sera!» - «Oh, gli ha buscato un bel premio, povero maggiordomo, dopo d'aver liberato il suo Re da il veleno della mela, da il veleno del pasticcio e da esser divorato da il leone! Fu messo in carcere e presto presto venne a esser condannato a morte.» - Risponde un altro: - «Eh! poero maggiordomo, che è rimasto di pietra e di marmo, che è meglio che morte.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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