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      Ti menerà anco nel Casino dei Nobili, che lì fanno anche i giochi di tutti i modi. C'è una stanza, caro Leombruno, che diranno diversi signori: Signore, che ha di rarità, Lei? - Oh! io ho un bellissimo quartiere! - Oh! io ho una bellissima villa. E la voglion vedere. Diranno: E Lei, bel giovane, non ha niente di rarità? Che non vi venga mai detto, che voi avete una bellissima sposa, sennò sarete tradito.» - Lei va, si leva un anello di dito: - «Tieni, caro Leombruno,» - e gnene mette in dito a Leombruno. - «A un bisogno grande, fregate quest'anello nel muro, domandate quello, che voi volete, tutto vi apparirà. Rammentatevi bene, caro Leombruno, di non dire, che voi avete una gran bellissima sposa, sennò sarete tradito. Addio! Addio!» - «Addio! Addio!» - E se ne vanno via. Caricate tutte le ricchezze e straportato via in un battibaleno. In quanto se ne discorre, fu straportato all'uscio (con le carrozze, i facchini e tutto) del suo signor padre e della sua signora madre di Leombruno. Sorte di carrozza Leombruno e bussa alla porta del suo signor padre e della sua signora madre. Si affaccia la madre alla finestra; gli fa: - «Signore!...» - «Farebbe grazia di aprirmi?» - «Oh signor cavaliere, sissignore.» - Scende e gli apre. - «Signor cavaliere, ben arrivato.» - «Ben trovata, sposa. Dite, che io non so in queste parti come contenermi di niente. Vi contenterete, che nella vostra stanza qua, facessi diposare questi imbarazzi, che è qui? E se voi vi contentate, riposerei qui stanotte.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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