Pagina (516/708)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      » - «Che voi venì' con meco?» - «Sì, che io vengo con teco.» - «O che cammini quanto me, te?» - «Sarà più facile, che cammini più io che te.» - «È possibil mai? E poi, anche che te cammini come me, non sai, che chi s'accosta al suo appartamento è divorato dai leoni?[10]» - «Non ho paura. Guarda, se io sarò liberato dai leoni!» - Spiega il mantello e se lo mette in dosso. - «Oh mi vedi, Tramontano?» - «No, che io, te, non ti veggo. Ho bell'e capito, gua'! te, tu vai nelle braccia della tua legittima sposa presto presto; ci hai tutti gli ammennìcoli!» - gli fa il Tramontano. Il Tramontano lo lascia e va via. Innanzi di lasciarlo, dice: - «Tu non te lo piglierai per male, se te lo dico: ci sarà le cameriste della tua legittima sposa, che fanno il bucato; quando sono per stenderlo lì, io apparisco lì, e gli butto tutto all'aria.» - «Buttagli tutt'all'aria,» - fa Leombruno - «a me non me n'interessa niente.» - Lui, quand'è vicino, si mette il suo mantello addosso. Arriva, vede i leoni; e passa tra mezzo i leoni e entra nel suo appartamento. E si mette accanto a sedere sur una sieda, accanto alla sua legittima sposa. Dice: - «Ohimè!» - la fa lei. Sona il campanello. - «Comandi, Regina.» - «Portatemi qualche cosa: mi sento venire una mancanza.» - E arrivano e gli portano una bella zuppiera con del brodo. Cambio di prenderla lei, apparisce Leombruno, si prende la zuppiera e se la manda giù. - «Ohimè!» - la fa lei e si sviene. - «Ohimè, questo è il mio poero Leombruno! Chi sa la fame, che lui patisce.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Tramontano Tramontano Tramontano Leombruno Regina Leombruno Leombruno