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      Fatte per arte ed in cotal partito,
      Che niuna persona intrar potea,
      Se madonna Aquilina non volea.
     
      E Liombruno sapea l'incantamento,
      A suo diletto usciva egli ed entrava;
      E sì spesso facea torniamento,
      In belle giostre al tutto si approvava.
      E quella donna di buon sentimentoDi giorno in giorno sempre più l'amava,
      Perch'era bello e pien di gagliardìa,
      Sì che la donna gran ben gli volìa.
     
      E, stando un giorno tutto pensieroso,
      Quella donna gentil gli ebbe parlato,
      E sì gli disse: - «Marito, mio sposo,
      «Perchè stai tu alquanto corrucciato?» -
      Rispose Liombrun tutto doglioso:
      - «Madonna, un gran pensier mi si è levato,
      Li miei fratelli veder io vorria,
      Ed il mio Padre e Madre in compagnia.» -
     
      Disse la Donna: - «Se tu vuoi andare,
      Voglio, che mi prometti senza inganno,
      Termine ti darò, di ritornare:
      Voglio, che tu torni al fin dell'anno.» -
      E Liombruno gli prese a parlare:
      - «Madonna, el sarà fatto senza affanno.» -
      Ed ella gli donò un bell'anello,
      Che da disagio campasse il Donzello.
     
      Disse: - «A l'anel ciò ch'avrai dimandare,
      Tu l'averai a tutto tuo piacere;
      Denaro e robba senza dimorare,
      Ti sarà dato a tutto tuo volere.
      Ma guarda ben, non lo manifestare,
      Che mai più grazia non potresti avere!
      E fa, che dentro un anno tu ritorni,
      E, se più stai, non varcar quattro giorni.» -
     
      E Liombruno disse: - «Volentiere.» -
      E questa donna nobile e gradita,
      Innanzi che partisse a tal mestiere,
      Ben quattro dì fe far corte bandita;
      E fecelo far anco Cavaliere,
      Fugli ben cinta la spada forbita.
      E fatto questo prese esso comiato,
      Messer Liombrun: così era chiamato.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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