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      » - Non se ne sapeva distaccare. Il Signor Giovanni va lì e prende quel sacchetto di luigi d'oro e lo dà alla madre e dice: - «Addio, fa conto, quando volete vedere il bimbo, di entrare in casa vostra.» - «Addio, addio!» - la madre se ne va via. Il signor Giovanni: - «Ah poero Franceschino!» - te lo piglia, te lo abbraccia e te lo bacia, e te gli mette su un perfettissimo maestro; per imparargli l'educazione a i' bimbo. Viene in crescenza; dice: - «Signor Giovanni, io vorrei fare la tal'arte,» - secondo; e lui gli piantava i' maestro. Principiando da codesto de' maestri, Franceschino, che veniva a perfezione, diceva: - «Io vo' fare la tal'arte, la tal'altra; io vo' fare l'indoratore, l'intagliatore,» - secondo. Un bravissimo giovanotto venne; bravissimo nelle sue arti, che lui voleva imparare, di pittore, di tutto; e venne a perfezione. Venne sù un gran pittore bravissimo. Nell'essendo a tavola co' i' signor Giovanni, Franceschino (che all'ora di digiunè lo teneva seco; all'ora di pranzo, l'istesso; all'ora d'i' rinfresco l'istesso: non se lo lasciava mai di fianco) venne una volontà a i' signor Giovanni di dirgli: - «Franceschino, voglio, che te mi facci un regalo di un bellissimo quadro con cornice intagliata, indorata e tutto. Fammi uno scherzo, sai? quel che ti piace, ma non volto di donna, bada; non te ne ingerire, sai.» - «La sarà servito, signor Giovanni» - gli fà Franceschino. Franceschino entra nel suo studio e comincia a travagliare e comincia. Gli venne fatto i' quadro, tagliato i' cristallo, dorato e tutto; e una bellissima pittura gli fece, di un bellissimo volto di Venere.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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