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      Dice l'eremita: - «Ma veramente volete essere sposi?» - Risposero assieme: - «Sì, sì: sposi e per sempre.» - «Ebbene!» - dice l'eremita: - «Vi sposerò io; e, per questa notte, vi darò ricovero. Ma domani bisogna, che ve n'andiate, perchè qui non ci potete stare con me.» - Allora l'eremita gli sposò e gli benedisse; e poi, in un canto della capanna, e' gli messe a dormire su delle foglie. Quando poi fu giorno, Adelame e l'Adelasia dovettero andar via, dopo ricevuta nova benedizione dall'eremita. Bisogna sapere, che infrattanto, al palazzo erano andati a portare da colazione alla rota della camera dell'Adelasia: ma la colazione c'era sempre all'ora di desinare. Vanno dal Re i servitori e gli raccontano quel, che è successo. Il Re ordina, che s'apra la camera, per vedere se la su' figliola sia malata; e entrati dentro s'accorgono, che lei è scappata via e che non c'è più nessuno. Il Re montò sulle furie, che pareva un cane arrabbiato, perchè capì, che l'Adelasia gliel'aveva portata via Adelame. Sicchè dunque mandò soldati a cercarne dappertutto lo Stato, e messe un bando, che gli fossero menati que' due morti o vivi, perchè a ogni modo e' gli voleva ammazzati. E quando dall'eremita Adelame e l'Adelasia seppero di questo bando, badarono a scansare i confini dello Stato del Re. Sicchè seguitarono a camminare dimolti giorni, campando alla meglio, col vendere le robe dell'Adelasia e dormivano per le capanne; finchè si ritrovarono in un luogo selvatico e deserto in vetta a un monte, che pianeggiava.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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