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      E lì risolvettero di fermarsi. Adelame ci fece una capanna; e, scoperto che a qualche miglio giù nella valle c'era un paesuccio, si messe a tagliar legna, a far carbone, e l'andava a vendere per comprarsi il necessario. Eran lì da qualche mese, quando l'Adelasia s'accorse d'esser gravida. A su' tempo partorì un bel maschio; e se lo battezzarono colle proprie mani e gli messero nome Germano. Germano cresceva a vista d'occhio, vispo e giudizioso; e, quando fu in negli otto anni, il babbo suo se lo conduceva con seco al bosco, e poi col carico delle legna o colle sacca del carbone a vendere al paese; e, quando poi ebbi diciott'anni, lo mandava anche solo. Dice un giorno Germano: - «Babbo, perchè non comprate un ciuco per portare le some? Si durerebbe meno fatica, e si potrebb'anco fare un carico più grande.» - Dice Adelame: - «Compriamolo pure.» - E difatto, comprarono un ciucarello di poca spesa; e con quello andavono a vendere al paese. Un giorno, Germano parte solo col ciuco carico e scende al paese; e, in un tratto, s'incontra con un omo, che aveva in mano un uccellino raro dentro una gabbia. A Germano gli venne voglia d'averlo quell'uccellino e dice: - «Galantomo, che me lo venderesti codest'uccellino?» - «Magari!» - quello gli arrispose. - «Oh! che volete?» - «Oh! si fa lesti. Voglio il ciuco col carico!» - «D'accordo,» - dice Germano, e gli dà il ciuco col carico e lui piglia l'uccellino colla gabbia e tutto; e poi ritorna diviato a casa. Quando la mamma lo vedde, dice: - «Oh! del ciuco, che n'è stato?


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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