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      E lui rispondeva sì e no, secondo i casi, ma non potette dir mai, da che paese gli era partito. Con tutto questo fracasso di gente, arrivò sulla piazza del palazzo reale, che appunto il Re stava alla finestra; e, quando vedde quella rannata, mandò subito un servitore a sentire, che cos'era. Dice il servitore: - «Maestà, è un giovinetto forestiero, vestito di pelle. E gli fanno mille domande; e lui risponde pronto, che non si sgomenta.» - Dice il Re: - «Fatelo salir su, che lo voglio vedere e gli voglio parlare.» - Il servitore ubbidiente va e chiama Germano e lo fa salire alla presenza del Re. Dice il Re: - «Chi siei? di dove vieni? il babbo e la mamma gli hai? che mestieri fanno?» - Dice Germano: - «Son figliolo di du' boscaioli, ma il nome di loro non lo so; non l'ho mai sentito ricordare. Io mi chiamo Germano e son figliolo solo. Son partito da casa; e, cammina cammina, mi son perso. E non so neanche in che paese i' ero!» - Dice il Re: - «Vo' tu stare al mi' servizio?» - Dice Germano: - «Sì, volentieri, perchè fin'ora ho campato colla limosina.» - A farla corta, Germano fu messo per mozzo di stalla; e, dopo qualche mese; passò aiuto del coco, e poi fu fatto credenziere di corte e il Re gli dava un bon salario. Ma lui s'era annoiato; e un giorno dice al Re: - «Senta, Maestà, i' me ne voglio andare, perchè a servire così mi sono annoiato.» - Dice il Re: - «Oh! come mai? Eppure ti dò un bon salario e non ti manca nulla.» - «Tant'è, che vôle, i' non posso durarla così.» - Dice il Re: - «Ma che faresti volentieri qualche altr'arte?


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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