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      » - «Portatemi del pane eh!» - dice il sarto. - «O dove ho andare?» - «Da il fornajo, eh!» - «Fornajo fornajò, dammi pane e panò, che lo porti al sarto sartò, che mi dia toppe e toppò, che le porti al medico medicò, che mi medichi il cervellò, dove il gallo m'ha beccato.» - «Portami delle frasche, eh!» - «E dove ho andare?» - «A il bosco.» - «Bosco boscò, dammi frasche e frascò, che le porti al fornajo fornajò, che mi dia pane e panò, che lo porti al sarto sartò, che mi dia toppe e toppò, che le porti al medico medicò, che mi medichi il cervellò, dove il gallo m'ha beccato.» - Dice il bosco: - «Portami del concio, eh!» - A volere, che il bosco sia coltivato, ci vol del concio. - «E dove ho andare?» - «Da il bove, eh!» - «Bove bovò, dammi merda e merdò, che la porti al bosco boscò, che mi dia frasche e frascò, che le porti al fornajo fornajò, che mi dia pane e panò, che lo porti al sarto sartò, che mi dia toppe e toppò, che lo porti al medico medicò, che mi medichi il cervellò, che il gallo m'ha beccato.» - Eccoti il bove dice: - «Aspetta, aspetta!» - Con rispetto, gli fa un'evacuata ed affoga il povero topino[2]. Gli stava lì!
     
     
      NOTE
     
      [1] Cf. Pitrè. (Op. cit.) CXXXV. Lu nasu di lu Sacristanu (la seconda parte). - Bernoni. (Tradizioni popolari veneziane, Puntata terza) Galeto e Sorzeto. - In tutta Italia vi ha gran quantità di novelline puerili, le quali (come questa e quella di Petruzzo) si riducono ad un esercizio mnemonico ad uno ispratichimento della lingua. Ne soggiungerò due esempi milanesi, de' quali conosco varianti infinite ne' dialetti meridionali.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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