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      Dopo due ore, il cardinale chiamò nuovamente il cameriere; e gli ordinò, che avesse battuto sopra dei gobbi cinque o sei brocche d'acqua. A questo secondo complimento, impietositosi il cameriere, rispose: Eminenza, e perchè tanta barbarie con questi poveretti? Non ancora avea proferite queste parole, che ricevette una seconda strapazzata più terribile della prima; sicchè gli convenne per la seconda volta ubbidirlo, scaricando per la ferriata più di cinque o sei brocche d'acqua sopra degl'intimoriti gobbi. Avvicinandosi finalmente l'ora di tavola, il cardinale disse al cameriere: Calate giù nella cantina, prendete quattro o cinque gobbi, scorticateli ben bene, e poi fateli a pezzi minutissimi. Ciò inteso il cameriere, quantunque avea risoluto di non più ostarsi al cardinale, pure incominciò a dire: Ma Eminenza, e che umanità.... A questo terzo rimprovero, prese il bastone il cardinale; e, se non se la scappava il cameriere, sarebbe stato castigato. Sicchè, per non perder il pane, fattosi animo, e chiamato in aiuto altre persone di servizio, scese nella cantina e così disse ai tremanti gobbi: Cari miei, io non ho che farvi, e Dio sa che ho sofferto per voi; sicchè cinque o sei di voi debbono essere scorticati, e fatti minutamente a pezzi. A quest'ultima antifona incominciarono i gobbi ad urtarsi l'un l'altro, ed a gridare in modo, che, rivoltandosi tutto il palazzo, si affacciò il cardinale; ed interrogando il motivo di sì forte schiamazzo, gli fu risposto dal cameriere, ch'erano i gobbi.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Eminenza Calate Ma Eminenza Cari Dio