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      Stavano sotterrando una signora; ed egli rimase la notte e aperse la tomba; trasse fuori la signora, la caric̣ sulle spalle e la porṭ fuori della chiesa. Troṿ un cavallo, gli mise un basto e collocovvi la signora sopra e anḍ a Lecce. E di nuovo arriṿ da un cantiniere, dove avea vedute tre belle fanciulle. Prese e caḷ la signora, e disse al cantiniere: Tenetemela bene, questa signora; lasciatela dormire, che io ṿ ad ascoltare la messa: non me la scoprite. E anḍ alla chiesa e torṇ e fece mostra di averla trovata morta e incomincị a fare parole. E il cantiniere disse: Non gridare, che io ho tre figlie; pigliane una; quale ti piace? Ed egli ne scelse una, e ritorṇ con la bella fanciulla da' suoi fratelli. E i fratelli si voltarono e dissero: Che cosa ci ha fatto questi? Una e una, due; e una tre. Pigliamolo, leghiamolo in un sacco e portiamolo al mare. E lo caricarono in ispalla per buttarlo nel mare. E arrivarono ad un muro e gittarono il sacco dietro al muro e andarono ad ascoltare la messa. Vi era un mandriano, che stava suonando la sampogna; e vide questa cosa, e venne dietro al muro e disse: E che cosa c'è in questo sacco? Rispose di dentro il Trianniscia: Vieni ed entra tu, che esco io. E il mandriano lo sciolse; ed usć quello di là dentro e vi entṛ il mandriano. Uscirono i due fratelli dalla messa, andarono e si caricarono il sacco in ispalla, e, quando furono giunti al mare lo presero e lo buttarono là dentro. E pigliavano a tornare dal mare e diceano: Ci siamo liberati di lui.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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