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      Un giorno il Mattarugiolo va dal Savio; dice: - «Quanto mi garban quelle ragazze di laggiù 'n fondo alla via! Anco loro, se le 'ncontro, mi guardano e ridono.» - Dice 'l Savio: - «Vieni a veglia.» - «Oh! che ci si fa a veglia?» - «Si discorre, si raccontan delle novelle; e, quando s'è 'nnamorati, alla dama gli si tira dell'occhiate.» - Il Mattarugiolo, quand'ebbe avuto queste 'struzioni, va nella stalla in dove erano le capre e gli leva a tutte gli occhi e po' di quest'occhi se n'empie una tascata. La sera, si mette addosso la meglio giubba e va a veglia da quelle ragazze; e lì a dire buacciolate e a far de' versacci. Sicchè tutta la conversazione rideva a crepapancia e lo sbeffavano a bono il Mattarugiolo. Ma lui comincia a tirar di quegli occhi di capra nel grugno alle ragazze. A quel brutto scherzo loro si messano a urlare: - «Porco lezzone, 'gnorante!» - E, dato di mano a un bastone per una, te lo legnorno insenza rembolare e a forza di spintoni lo buttorno fuori di casa e gli sbacchiorno l'uscio in sulle reni. Il Mattarugiolo, tutto pesto e svergognato, corse a casa piangendo dal Savio; dice lui: - «Oh! che ha 'tu fatto? Chi t'ha concio a codesto mò?» - «I' son'ito a veglia dalle ragazze in fondo alla via, e loro m'hanno legnato.» - Dice il Savio: - «Ma come? Come ti sie' tu diportato?» - «Gua'! I' gli ho tiro dell'occhiate di capra.» - «Dell'occhiate di capra? Che vo' tu dire con quest'occhiate di capra?» - «Gua'! I' ho levo gli occhi alle capre e me ne son fatta una tascata, e a quelle ragazze gliel'ho butti 'n faccia.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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