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      » - «Che vole, sor padrone? guardo se mangio un po' di paglia» - «Oh che si ingolla bene?» - «Lo credo, basta masticarla.» - «Eppure mi voglio provare un pochino anche io a mangiarla.» - E il prete si messe a mangiare la paglia. Marco aveva una bella fiaschetta di vino, e si messe a bere. - «Marco cosa tu fai? che bevi?» - «Che vole, signor padrone? mi è rimasta tutta in gola la paglia, mi sputo in bocca.» - «Oh fammi il piacere, sputami un pochino anche a me, che io non ci arrivo a sputarmi in bocca.» - E Marco non intese a sordo, e sputa in bocca al prete. - «Oh non me ne dare più, la mi basta.» - E Marco seguitava sempre a mangiare. - «Oh che tu mangi ancora Marco?» - «Sfido, ho una fame che non la vedo; mi tocca a mangiare ancora un po' di paglia. Oh signor padrone, che è adirato?» - «No, no.» - E costì si fece giorno. Seguitorno a camminare. Camminonno quasi tutta la giornata. Sicchè arrivò il prete da' suoi parenti. Appena che viddero il suo zio prete, si figuri quanti complimenti, che gli fecero, ma gli dispiaceva che le nozze oramai erano belle e state, non aveva fatto a tempo. E costì gli volevano dar da mangiare, tante cose; e lui diceva che non aveva fame, perchè si vergognava. E costì andorno nel canto del foco in conversazione; e a questo ragazzo gli domandorno se aveva fame. E lui disse di sì. E costì ci avevano de' polli avanzati dallo sposalizio, gliene diedero un tegame. Mangiava veramente bene; e stiacciava quegli ossi di pollo. E il prete gli faceva gli occhioni, diceva: - «Dammene un pochino, allungami un ossino.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





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