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      Il Cornei si affrettò a predisporre la propria dimora per modo che avesse a riuscir più gradita all'ospite: ravvivò la fiamma del focolare e vi aggiunse legna, adunò nell'angolo più riparato dell'abituro un soffice letto di muschi e foglie secche, calò dinanzi all'uscio una cortina di pelli che intercettasse i raggi troppo vivi del sole nascente, collocò sopra un sasso, che era il suo desco, una tazza di terra cotta, nella quale da un bel favo stillava limpido miele, e accanto pose un pugno di nocciuole; poi, chiamata, la sua capra favorita, si fece a mungerla per offrire alla giovanetta il ristoro di una bevanda sana e tepida. Inoltre, le presentò un mazzo di erbe aromatiche, esortandola a sperimentarne le virtù balsamiche per la cura delle ferite e delle contusioni che l'avevano offesa durante la fuga. Ciò fatto, comandò ai cani che si avvicinassero e cessassero di ringhiare, e, afferrata la mano destra della straniera, si fece ad accarezzare con questa il capo dei due botoli, per cementare così il patto d'amicizia che intendeva fosse stretto fra i suoi inquilini; e, perchè nessuno mancasse, presentò a Nida l'agnellino candido da lui preferito. Ma aveva dimenticato uno dei suoi famigliari, forse il più caro, e perciò si affacciò all'uscio, ripetendo molte volte ad alta voce, il richiamo "gi, gi, gi". Ed ecco ad un tratto scendere a balzelloni dai rami della quercia un grosso scoiattolo bruno, dalla folta coda eretta, il quale, spiccato un salto sulla spalla del Cornei, balza da questa in grembo a Nida, che si era seduta dinanzi al desco improvvisato, come per chiederle di partecipare al festino.


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Fra le nebbie del passato
Cacce battaglie e amori degli antichi liguri
di Arturo Issel
Nicola Zanichelli Editore Bologna
1920 pagine 69

   





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