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      Affine di raggiungere l'intento, il capo supremo delle legioni ordinò ad alcuni fra i centurioni più sagaci ed animosi di perlustrare di nottetempo gli accampamenti dei Sabazi, per rendersi conto delle loro forze; doveva inoltre adoperarsi a scoprire i loro segreti rifugi.
     
     
      I prigionieri.
     
      Uno dei più audaci esploratori, Sestio, accompagnato da un ausiliare di Massilia, che aveva nome Pitea, si lasciò cogliere incautamente in un agguato tesogli dai Liguri, e dopo aver tentato invano di raggiungere i suoi, combattendo strenuamente, fu preso insieme al suo compagno e legato.
      Sestio, giovane di famiglia patrizia, ricordava nell'effigie la figura ben nota di Giulio Cesare. Egli, insinuante, sagace e valoroso, si riprometteva dalla guerra gradi ed onori, ed intanto aveva saputo cattivarsi la fiducia dei capi; dal portamento nobile come dal parlare eletto, si rivelava in lui l'abito di chi suol comandare.
      Non così Pitea, che si poteva dire un soldato d'occasione; di piccola statura, tarchiato, pingue, col capo voluminoso, la fronte sporgente, il naso rosso e rincagnato, le sopracciglia e la barba folte e brizzolate, era quasi calvo; in complesso aveva il fisico di un Sileno, cui corrispondeva l'indole gioviale e la predilezione per le bevande fermentate. I capi degli invasori lo tenevano in gran conto per la sua cognizione dell'ambiente locale, acquistata trafficando coi Liguri, e per la sua scaltrezza.
      L'uno e l'altro non portavano divisa militare, e vestivano un lungo saio bruno, simile a quello che usavano i commercianti di Massilia e di Nicea.


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Fra le nebbie del passato
Cacce battaglie e amori degli antichi liguri
di Arturo Issel
Nicola Zanichelli Editore Bologna
1920 pagine 69

   





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