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      - Le parole pronunziate da Cristo dopo l'ultima Cena, possono essere da noi considerate come il suo testamento spirituale, come le raccomandazioni estreme che un buon padre commette ai suoi figliuoli prima di separarsi per sempre da essi, nel desiderio di saperli anche nell'oltrevita riuniti nel pensiero di lui, eredi delle sue convinzioni pių care, continuatori del pensiero, dell'opera, del nome suo. Ma fra Gesų e i discepoli vi č una discordanza di stato d'animo - se cosė posso esprimermi - che non potrebbe riscontrarsi forse tra un padre e dei figliuoli intorno al suo letto di morituro. Conscio del poco tempo che ancora gli rimane per adempiere la sua missione terrestre, Gesų par volere concentrare nei suoi ammaestramenti dell'ultima ora quanto di pių luminoso e prezioso e immortale contiene la sua eccelsa e pur cosė semplice dottrina, onde ne risulti come un compendio chiaro e definito, atto ad essere subito messo in pratica, e dai suoi contemporanei, e dalle generazioni ch'Egli, in una divinazione della sua mente augusta, vide negli evi futuri a perpetuare il suo verbo col rozzo piccolo libro degli Evangeli che pur avrebbe vinto le pių elaborate e superbe teorie dei filosofi greci e latini. E a quelle parole, al testamento di Gesų, giova a noi ritornare di quando in quando come alla pių pura e sicura fonte della nostra fede per afforzarla, non solo, ma per rinnovarci nella memoria (che troppo sovente li dimentica) gli obblighi, le caratteristiche della dolce religione di Cristo in cui siamo nati e nella quale vogliamo vivere e morire.


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Pagine mistiche
di Jolanda
Editore Cappelli
1919 pagine 168

   





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