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      «Non c'è servo più grande del suo Signore» cioè: se gli uomini hanno misconosciuto e disprezzato me, banditore del nuovo verbo, disconosceranno e sdegneranno pur voi che siete i miei seguaci e non potrete avere miglior ventura di me. Così Cristo non illudeva i suoi figli, non li adescava con vane promesse. Egli li chiamava a una missione dura, ad una missione aspra, e li confortava a tutto sopportare e soffrire dietro il suo esempio, ad essere anzi orgogliosi di questo martirio. E pregò per loro il suo Padre Celeste, e raccomandò ancora ad essi di amarsi l'un l'altro così come Egli li aveva amati, con indulgenza infinita, poichè perdonava anche, considerando l'umana debolezza, il loro prossimo abbandono: «Vi disperderete, ognuno dal canto suo e mi lascierete solo: però non sono solo, perchè meco è il Padre. Tali cose v'ho detto affinchè in me abbiate pace. Nel mondo avrete afflizioni, ma confidate: io ho vinto il mondo».
      Ripetiamo a noi stessi le sublimi parole, quando siamo stanchi, quando siamo agitati o percossi dal dolore, e la pace, il conforto verranno immancabilmente a rialzare la nostra fronte reclina: «Tali cose v'ho dette affinchè in me abbiate pace.... Confidate: io ho vinto il mondo!».
      III.
      Fede.
     
      L'idea e la visione della morte, nei Vangeli, prescindendo dal tragico dramma del Calvario, olocausto apoteosi dell'Uomo-Dio, più che morte - è sempre soffusa di dolcezza, di pace, appena velata d'un'ombra sotto cui traspare la luce eterna; inghirlandata sovente dei mistici asfodeli del miracolo.


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Pagine mistiche
di Jolanda
Editore Cappelli
1919 pagine 168

   





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