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      Come e perchè Gesù operò quei prodigi, che certamente furono i più maravigliosi poichè infrangevano violentemente le leggi naturali, invincibili, in migliaia di generazioni passate, presenti e future? Osserviamo: non per dar saggio della sua potenza e confondere orgogliosamente i suoi persecutori: non per vincere l'incredulità ostinata con una prova inconfutabile; non infine per accrescersi fama e considerazione, e nemmeno per salvarsi dal supplizio. Se questo Gesù avesse fatto, lo adoreremmo nella sua potenza, ma non sarebbe più il dolce Maestro umile, così grande nella sua umiltà, quale appare nei Vangeli. Amore e pietà lo indussero al miracolo straordinario. Chi, nel dolore supremo, nello schianto della perdita d'un essere infinitamente caro lo invocò perdutamente a conforto di ciò che non poteva averne se non dal sopranaturale, a rimedio dell'irreparabile, aveva il cuore infiammato d'ardentissima fede, di un amore più forte della morte. Ed era un padre che piangeva morta la sua fanciulla: era una misera vedova che si desolava di aver perduto nel figliuolo idolatrato l'unica ragione di esistere; erano due sorelle che lagrimavano il caro fratello che Gesù pure amava. Questi racconti d'ansia che noi ben possiamo raffigurarci al vivo, - giacchè chi è fra noi che non abbia sofferto della crudeltà della morte e che non pensi con invidioso struggimento a quei rari avventurati che furono attirati nel raggio divino all'inizio della nostra religione e poterono essere degni di così grande segno di predilezione?


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Pagine mistiche
di Jolanda
Editore Cappelli
1919 pagine 168

   





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