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      Ecco sulla via, tra il verde, fuor delle mura, i due cortei: quello di gloria e quello di lutto, che s'incontrano, faccia a faccia. Ma Gesù non torce lo sguardo dalla visione lugubre che viene a funestare il suo trionfale andare, non se ne attrista: non si occupa di chiedere particolari su quella salma accompagnata da così grande compianto. Una vista sola lo colpisce, tocca il suo cuore delicato, risveglia sino al profondo la sua pietà inesausta per ogni sventura; la vista della madre che seguiva piangente, affranta, la salma adorata dell'unico bene perduto.
      Gesù dovette certo pensare alla propria Madre, e forse nella mente divinatrice la vide immersa nel dolore stesso in un non lontano e fatale giorno dell'avvenire. E la pietà ardente fiammeggiò, lo cinse dei suoi attributi sovrani.
      - Non piangere.
      La derelitta, dal fondo dell'abisso del suo dolore levò il capo verso Colui che le stava dinnanzi, che veniva verso di lei a capo d'una gran folla, luminoso nel volto, nell'abito candido, sulla testa bionda che il sole aureolava di un nimbo raggiante. Chi era egli? Non un sovrano poiché non montava lettiga, non indossava ricche vesti, non era cinto d'armati, e il suo portamento e il suo dire erano modesti e soavi. Un profeta? Non ne aveva la maestà austera nè la canizie. Chi era dunque quest'uomo così nobile e delicato all'aspetto e che la esortava così dolcemente a non piangere? Ma come non avrebbe pianto tutte le sue lagrime, sino a morire essa pure d'esaurimento sul corpo esanime del suo figliuolo?


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Pagine mistiche
di Jolanda
Editore Cappelli
1919 pagine 168

   





Gesù Madre Colui