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      E se chiede un pesce gli darà una serpe? Or se voi, cattivi come siete, sapete dar buoni doni a' vostri figliuoli; quanto più il Padre vostro che è nei cieli, concederà cose buone a coloro che gliele domandano».
      Notiamo che Gesù dice «cose buone». Due semplici parole di grande importanza e che potrebbero servire di risposta a molte e a molte delle persone che si lagnano di non essere esaudite quando pregano, e piuttosto d'accusare la propria insufficienza sarebbero tentati d'accusare Iddio. Chiedere a Dio cose buone vuol dire chiedere solo quello che è in armonia con la vita superiore dello spirito e non quello che il nostro piccolo egoismo pretende. Si può chiedere non pensando che a sè, un avvenimento o un'occasione favorevole dannosa o dolorosa o ingiusta per altri si può chiedere con cecità ostinata ciò che risulterebbe il nostro stesso male: si può anche domandare a Dio nell'aberrazione d'un sentimento qualchecosa che sia in contrasto con la religione stessa e i Comandamenti. E tante volte la limitatezza della nostra umanità che non può leggere nemmeno un millimetro nella gran pagina del destino, oltre l'oggi non può avvedersi subito degli alti e imperscrutabili fini dell'Altissimo quando non concede ciò che pure a noi sembrerebbe utile e buono e necessario.
      Dunque Gesù dice di chiedere «cose buone» e seguendo sempre la bella similitudine del Padre e dei figliuoli, ci fa comprendere che Dio opera a guisa d'un padre, il quale non concede alle proprie creature ignare che quelle cose che non possono nuocer loro e che sono giovevoli.


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Pagine mistiche
di Jolanda
Editore Cappelli
1919 pagine 168

   





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