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      Scrisse Tommaso da Kempis: «Quanto più uno starà raccolto, e diverrà semplice di cuore, tanto più intenderà le molte sublimi cose senza fatica; perchè allora riceve dall'alto il lume dell'intelligenza».
      Occorre, infatti, saper rientrare in sè stessi e rinchiudersi nella propria anima segreta come in una cella chiusa ai tumulti esterni, in cui sulla nostra coscienza vigili solo lo sguardo di Dio. Il raccoglimento è così difficile e così raro nel nostro tempo di affanni materiali, di occupazioni pratiche, di lotta per la vita, di stordimento e di piacere; ma appunto per questi caratteri contemporanei è necessario a chi non vuol rinunziare a vivere la vita superiore che sola eleva l'uomo dai bruti e lo fa più forte delle miserie, delle infermità, della morte e dello stesso destino. E da questo raccoglimento, da questo esame silenzioso del nostro intimo, nella verità, verrà a noi una grande semplicità di cuore. La nostra natura si spoglierà dei suoi vani ornamenti come per un lavacro purificatore, e ritroveremo l'anima nostra di fanciulli per attendere trepidanti la parola divina del comando e della spiegazione. Le nebbie della presunzione e dell'orgoglio non lasciano passaggio al divino lume della Sapienza, ma tengono l'anima nella schiavitù delle tenebre giacchè ella s'illude di tutto conoscere e di saper reggersi da sè. Alcuni, anzi, pensando di poter raggiungere la luce con una scala di volumi, ammassano faticosamente cognizioni su cognizioni, si smarriscono in indagini sottili e pazienti per imprigionare l'infinito, per essere l'imponderabile, trascurando intanto la purezza del pensiero e la giustizia nelle azioni.


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Pagine mistiche
di Jolanda
Editore Cappelli
1919 pagine 168

   





Tommaso Kempis Dio Sapienza