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      Il cielo, la terra, le erbe, gli uccelli, lasciarono la loro mestizia dolente, e arrisero ed esultarono e glorificarono in un largo, immenso, magnifico inno quel mattino del grande prodigio. La morte cupa, dolorosa, era stata vinta dalla vita; la carne umana che Gesù aveva voluto rivestire come un fardello per insegnare agli uomini come si vive, come si muore per il trionfo d'un ideale di verità e di giustizia, era stata vinta dallo spirito luminoso del figlio di Dio. La promessa dei profeti si avverava, il destino sovrumano si compiva. Gesù non poteva deludere coloro che avevano avuto fede in lui. La prova dolorosa era finita: ora e sempre il maestro poteva raggiare sulle anime e dentro i cuori, guida, esempio, forza, consolazione.
      L'angelo guardiano porta anche a noi, oggi, dal sepolcro scoperchiato di Gesù, il suo linguaggio di speranza, di conforto immortale. E la natura tutta, risvegliata anch'essa dalla breve morte invernale, esulta e ci ammonisce. Tutto è caduco e fragile quaggiù, ma nulla muore del tutto, ma nulla si perde, ma nulla si distrugge. Più forte della morte è la vita: l'involucro dello spirito è delicato, soggetto a mille alterazioni, a mille miserie, ma lo spirito è immortale, inafferrabile, invincibile, infinito. Nelle tombe, sotto i fiori della pietà e dell'amore le sembianze degli esseri a noi più cari si dissolvono a poco a poco, ma non è là, in quel luogo triste, che li dobbiamo cercare: essi sono altrove. I nostri sogni più belli, i nostri sentimenti più fiammeggianti, le nostre aspirazioni più gagliarde, che caddero miseramente lungo il nostro cammino come fiori che nessuno colse o dolci frutti che nessuno curò: che il tradimento, la malvagità, l'ingiustizia, l'insipienza dei nostri fratelli mutarono in veleno, tutto questo tesoro più caro, che piangiamo perduto nel segreto del cuore e che profumiamo col nostro fedele ricordo, tutto questo non è morto, ma rivive: rivive in opere di bellezza, in opere di bontà, in un nuovo ed unico amore meno egoistico e più vasto, per tutte quante le creature.


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Pagine mistiche
di Jolanda
Editore Cappelli
1919 pagine 168

   





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