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      Un lungo e faticoso cammino, che nessuno può farlo più breve, e il Signore l'ammonisce così: «Non è ancora venuta quell'ora, anzi altro tempo rimane tuttavia, tempo, cioè, di guerra, tempo di fatica e di prova.
      «Tu desideri d'esser saziato del sommo bene, ma ora non lo puoi conseguire. Aspetta....»
      Ma l'anima implora: «Sono stanca, Signore; da un pezzo inoltro nella notte, nel buio, fra i triboli e le spine, insidiata da pericoli d'ogni genere. Da un pezzo non odo voce che mi rincori, e aspetto un sole che non emerge mai, e deludo i miei desideri con una parola d'una vana speranza. E se alcun bene mi consola, il mio cattivo destino me lo toglie quando appunto mi diveniva più caro e necessario: quando più mi vi ero fortemente attaccata....»
      E la Voce Mistica risponde, dolce e severa:
      «Tu devi essere ancora provata in terra, ed esercitata in molte maniere. Ti sarà data alcuna volta consolazione, ma intero contento mai. Confortati, dunque, e prendi forze, tanto per operare come per soffrire le cose alla natura contraria. Ti bisogna vestire un nome nuovo, e trasmutarti in tutt'altra persona; fa d'uopo, quindi, che sovente tu faccia di quelle cose che non vorresti, e quelle lasci che tu vorresti....»
      Se la sorte delle creature umane fosse uguale per tutti, ci rassegneremmo forse con minor fatica alle tribolazioni e alle lotte. Ma quello che amareggia di più e che toglie il coraggio, e talvolta la fede, è l'apparente ingiustizia tra una vita e l'altra: tra un destino e l'altro. Perchè mai i nostri compagni di viaggio devono giungere prima e più facilmente di noi alla meta fissata mentre noi ce ne vediamo costantemente respinti?


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Pagine mistiche
di Jolanda
Editore Cappelli
1919 pagine 168

   





Voce Mistica