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      È penoso, è arduo tendere la mano, aprire le braccia, alla creatura che ci danneggiò in quanto avevamo di più prezioso e sacro, che ci tradì, che fu la causa d'una catena di dolori e di tristezze le cui conseguenze pesarono o peseranno su tutta la nostra vita. Ma Gesù morente sul patibolo d'infamia perdonava angelicamente ai suoi carnefici e implorava da Dio misericordia per essi. Come, dunque, se vogliamo essere veri seguaci di Cristo, non seguire l'esempio di lui? La religione cristiana fu la prima a proibire la vendetta, a comandare la pace e la dimenticanza dei danni ricevuti, a consigliare di rendere bene per male.
      E, poichè noi vogliamo essere cristiani non solo per tradizione, ma per sentimento, a imitazione della nostra Guida divina perdoneremo.
      «Non c'indurre in tentazione, ma liberaci dal male....»
      Gesù sollevava la fragile natura umana sino a farla trascendere dai limiti e renderla tutta subordinata allo spirito. Ma non ignorava quanto quelle battaglie fossero crudeli e quante volte la parte bruta sopraffaceva la parte nobile e la soffocava. Perciò suggerì all'uomo debole, all'uomo che è nulla senza l'aiuto superiore, di chiedere che gli venga risparmiata per quanto è possibile la prova crudele. Pietà - Egli intese dire - pietà, o Signore, della fragilità umana. Non permettere alle illusioni della vita di spiegare tutti i loro veli rilucenti dinanzi agli occhi nostri, così facili ad essere abbagliati; non permettere alle sirene di cantare troppo dolci canti intorno al nostro cuore.


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Pagine mistiche
di Jolanda
Editore Cappelli
1919 pagine 168

   





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