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      «Non han bisogno del medico i sani, ma i malati» dice il Vangelo: ma si deve quindi sfuggire costantemente ed allontanare coll'alterigia, con la noncuranza, con la superbia o l'ostilità quelle anime che ci hanno lasciato intravedere il loro profondo bisogno di salvezza.
      È difficile, comprendo, superare qualche volta il disgusto, la contrarietà, l'abisso che ci divide da un nostro simile col quale pur sentiamo non aver nulla di comune se non l'origine e la fine. Ma per questa comunanza d'origine, appunto, delle anime venute tutte dal Mistero con gli stessi germi di luce: per la fine augusta, inevitabile che tutti i mortali uguaglia alle soglie di un altro Mistero, dove pur vigila Dio, dobbiamo usare violenza a noi stessi e valicare quell'abisso profondo. Cristo disse: «Io amo meglio la misericordia che il sacrifizio, perchè non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori». Rammentiamo, dunque, che la miglior offerta che si possa fare al Signore è quella di guidare qualche pellegrino smarrito verso la via della verità e della vita.
      Purtroppo ai nostri giorni gli spiriti fasciati dalle tenebre dell'incredulità, dell'errore, sono molti. Ma che cosa facciamo per questi nostri fratelli? Spesso ci limitiamo a discussioni oziose, a parole pungenti, a rimproveri, a esortazioni insistenti per ottenere da essi qualche atto che è inutile, forse dannoso, se non motivato dalla convinzione e dall'arbitrio. Quanto più efficace, invece, l'esempio della parola: l'amore che soccorre generosamente e indulge e conforta e perdona: la mano che si stende muta, che aspetta paziente, che versa un balsamo di speranza e si cela per non essere veduta.


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Pagine mistiche
di Jolanda
Editore Cappelli
1919 pagine 168

   





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