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      Gesù parlava, e trillavano gli uccelli, mormoravano le sorgenti nascoste tra le roccie, i bimbi gli si accostavano senza timore, e levavano i cari innocenti occhi a guardarlo; e le madri a cui rendeva i figliuoli col miracolo, lo benedicevano lagrimando di tenerezza; e gli oppressi sentivano a poco a poco qualche cosa snodarsi e stendersi nel loro spirito, come le piante nel loro midollo al messaggio della primavera. E tutti andavano a lui, non per obbligo, non per timore, ma per curiosità, non per divertimento, ma per amore: perchè Egli consolava i dolori, guariva i loro mali, traeva le loro anime in una mistica sfera di luce.
      Beati i poveri di spirito. Che intese dire il Divino Maestro? Forse che le persone di limitata intelligenza sono beate? Così si interpreta tante volte falsamente questa laude che Gesù volle invece rivolgere alle anime spoglie di ogni avidità. Poichè esser poveri non basta per acquistare la vera superiorità agli occhi del Redentore. Vi sono dei poveri scontenti, dei poveri che meditano di prendere con l'astuzia o la violenza ciò che non possiedono. E non questi Gesù chiama beati: ma coloro che, pur non avendo nulla, sono in pace coi desideri e con la coscienza, che si contentano della condizione in cui Dio li fece nascere, e non hanno occasione di attaccarsi troppo tenacemente ai beni di quaggiù, di sentire la schiavitù delle passioni provenienti dal superfluo, o di mostrarsi avidi, egoisti, disumani. Quanto meno possiedono materialmente, tanto più possono elevare il loro spirito leggero e sgombro nel regno della luce e della pace.


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Pagine mistiche
di Jolanda
Editore Cappelli
1919 pagine 168

   





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